Convivenza Dioc. 2013 - Cursillos Ugento S.M. di Leuca

Cursillos Ugento S.M. di Leuca
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Convivenza Dioc. 2013

Eventi
CONVIVENZA DIOCESANA– Diocesi di Ugento-S.M. di Leuca 27/01/2013
Mons. Gerardo Antonazzo “cursillista”
nominato vescovo di Sora, Aquino e Pontecorvo
saluta i partecipanti alla convivenza della diocesi di Ugento - S.M. di Leuca

Il 22 gennaio, giorno della ricorrenza di S. Vincenzo patrono della città di Ugento e della Diocesi, il vescovo Mons. Vito Angiuli ha annunciato la nomina di mons. Gerardo Antonazzo a Vescovo di Sora, Aquino e Pontecorvo.
La proclamazione ha suscitato un lungo e commovente applauso da parte dei circa 600 partecipanti alla Santa Messa in onore di San Vincenzo Martire, tra cui quindici Sindaci e 40 parroci.
Mons. Vito Angiuli prima di leggere la “bolla” di nomina, ha usato la bellissima espressione: gioisci diletta chiesa di Ugento – Santa Maria di Leuca ed è stata davvero una grande gioia per tutti i fedeli specialmente per noi cursillisti.
Don Gerardo, che ha partecipato al 16° Cursillo Uomini di Ugento nel 1999, sarà ordinato Vescovo presso la Basilica di Leuca in data 8 aprile 2013.
Egli attualmente svolge la mansione di rettore della stessa Basilica dove, da tempo era stata programmata una nostra Convivenza diocesana per il 27 gennaio 2013.
Una bellissima carambola del Signore; una magnifica coincidenza poter vivere la convivenza diocesana proprio nella località da cui uscirà tra poco un vescovo cursillista.
Nel corso della convivenza, al termine delle lodi del mattino guidati dall’animatore Spirituale Don Quintino Pecoraro, accedeva nella grande sala Don Gerardo per salutare i circa 150 partecipanti. Tutti i presenti accoglievano Don Gerardo con gioia, amore, rispetto e con un bellissimo applauso.
Uno dei due sacerdoti presenti – don Giuseppe Martella  presentava don Gerardo, il quale durante il suo saluto ha chiesto se nella Diocesi di Sora, Aquino e Pontecorvo esiste il cursillo. Alla risposta negativa, ha detto che farà il possibile per portare i cursillos nella nuova diocesi.
Per essere in sintonia con la chiesa universale che ha proclamato l’anno della fede, il tema scelto per la nostra convivenza è stato: VIVERE LA FEDE.
Al termine della Convivenza, molti partecipanti hanno dichiarato di aver fatto un pieno di fede per la relazione interessante data da Silvia ed Emanuele Stasi, per la riflessione di don Quintino Pecoraro e per tutte le altre emozioni vissute nella giornata.
Anche il coordinatore diocesano Antonio Preite, nel suo saluto finale, ha tra l’altro detto: “Sono sicuro che al ritorno a casa ognuno di noi  porterà nella sua famiglia e nei suoi ambienti, una fede più forte”.
Nando Rosato
ROLLO LAICO “VIVERE LA FEDE”

SILVIA STASI
Vivere ed educare alla fede, è il principale compito della Chiesa formata da tutti i Cristiani battezzati.
La Chiesa ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell’intelligenza della fede nella vita quotidiana.
La fede va di pari passo con il credere; credere è un atto umano cosciente e libero.
La fede della Chiesa precede, sostiene e nutre la nostra fede. Noi crediamo in tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta e tramandata. La fede è necessaria per la nostra salvezza.
Il Signore stesso lo afferma: «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato».
In uno dei temi tenuto da un sacerdote durante l’esperienza dei tre giorni del cursillo, ho appreso che la fede è una libera risposta all’amore di Dio. Ho appreso  che bisogna fidarsi di Lui perché Lui ci ama.
E’come ad un atto di fiducia nei Suoi confronti; un accettare qualsiasi Sua Volontà anche quando ai nostri occhi ci sembra ingiusta.  
Nel corso della mia vita ho capito che:
• La fede è un atto d’amore intelligente,
• Dio è una persona da conoscere e da amare;
• La fede è come un faro che illumina il mare la notte, e consente ai marinai di avere un sicuro punto di riferimento per la loro navigazione.

VIVENZA SILVIA
Spesso mi interrogo sulla mia fede, ed in particolare sul rapporto che io ho con la fede, sulle mie difficoltà, sui miei problemi, su come vivo oggi, la fede.
A volte mi chiedo perché tante persone non seguono la strada di Cristo e mi assalgono dubbi pensando che forse la colpa ricade su di noi cristiani per non aver saputo evangelizzare a sufficienza gli ambienti che vivono la loro vita al di fuori della chiesa e non hanno un briciolo di fede.
Personalmente, da quando ho fatto l’esperienza del cursillo ho cercato di studiare gli ambienti frequentati da me e da mio marito.
Ho cercato di studiare soprattutto le varie situazioni della vita nell’ambito della mia famiglia, nell’ambito dei miei amici cercando di portare a tutti una parola di fede e di speranza.
Non sempre ci sono riuscita ma, sono ugualmente contenta di aver contribuito in qualche occasione a far avvicinare persone alla fede.
Come ho già detto prima, siamo sposati con Emanuele da vent’anni e abbiamo due figli:
• Roberta di 19 anni che da ottobre frequenta il primo anno di Università nella facoltà di scienze infermieristiche;
• Matteo che frequenta la seconda media.
Come genitori, abbiamo cercato da sempre di "educare alla fede" i nostri figli. I risultati non sono mancati.
Infatti, entrambi hanno frequentato sia il catechismo che la vita parrocchiale in Oratorio e sono stati ambedue chierichetti per diversi anni.
Matteo riceverà il prossimo anno il Sacramento della Cresima, Roberta invece, dopo averla ricevuta si è inserita anche come assistente catechista con il gruppo del Post-Cresima, portando al sacramento della Comunione, un gruppo di bambini.
Anche io sono catechista di un piccolo gruppo di bimbi di terza elementare che il 19 maggio si accosteranno per la prima volta al Sacramento della Confessione.
Accettai di fare la catechista  perché mi veniva affidato un compito molto importante: mi sentivo e mi sento “mandata” dal Signore per testimoniare la mia fede e trasmetterla integralmente e fedelmente ai bambini perché la possano far fruttificare nel corso della loro vita.
Facendo la catechista ho sperimentato che spesso i bambini arrivano a frequentare il catechismo senza conoscere i più elementari principi della fede.
In questo contesto colgo l’occasione per contattare i genitori e parlargli della mia vita cristiana con la speranza che possano recuperare la loro fede partendo dalla riscoperta del sacramento del matrimonio.
Sono anche animatrice del gruppo giovani della mia parrocchia. Spesso mi confronto con loro  parlando della Fede e di altri argomenti di natura cristiana. Per fare questo, organizziamo vari incontri di preghiera durante i quali trattiamo argomenti inerenti la vita di oggi.
Purtroppo mi accorgo che è molto diffuso l’allontanamento dei giovani dalla parrocchia e dalla Fede.
Durante l'età adolescenziale i ragazzi si imbattono con figure adulte demotivate, di poco esempio, incapaci di testimoniare la propria Fede.
In tal modo i giovani si sentono disorientati ed incapaci di fare le scelte giuste ed adeguate.
Ho capito che i1 dialogo e l’ascolto delle loro domande sull'argomento Fede, può portarli ad essere veri testimoni della Parola di Dio ed a vivere con fervore la Fede oggi.
Anche in Ultreya vivo la mia fede nel corso degli incontri settimanali con i fratelli.
Questi incontri non solo mi danno la carica giusta per affrontare la settimana ma, sono per me fonte di gioia e di fede da trasmettere agli altri, principalmente nella mia famiglia e verso chi mi sta attorno.



EMANUELE STASI
Al giorno d’oggi spesso viviamo la nostra vita in mezzo a molte difficoltà. Come cristiani penso che la cosa più importante è quella di non separarci da Cristo.
Noi cristiani siamo un gruppo di persone particolari che abbiamo una grande responsabilità: tocca a noi testimoniare il vangelo.
Come cristiani siamo chiamati a trasmettere la nostra fede attraverso la nostra esperienza di vita, testimoniando non la fede, ma la nostra esperienza di fede.
Abbiamo una certa responsabilità anche nei confronti di chi è alla ricerca della fede nella convinzione che la fede richiede soprattutto oggi una conversione continua.


VIVENZA EMANUELE
La partecipazione ai tre giorni del cursillo mi ha fatto riavvicinare a Dio. Dopo i tre giorni del cursillo mi sono inserito subito nel coro della Basilica di Leuca pensando alle parole dette da Sant'Agostino: " CHI CANTA, PREGA DUE VOLTE".
La partecipazione nel coro durante la Santa Messa della domenica, mi riempie il cuore  di gioia, mi da una carica spirituale che non so descrivere e mi aiuta ad aumentare la mia fede in Dio.
Cerco di testimoniare questa mia gioia e la mia fede anche agli altri componenti del coro, tra i quali ci sono alcuni cursillisti.
Inoltre, vivo la mia fede durante gli incontri settimanali in Ultreya e negli  incontri della scuola responsabile. Per me sono incontri importanti perché mi aiutano ad aumentare la mia fede per poi riversarla sugli altri.
Infine cerco di testimoniare la mia fede anche sul posto di lavoro.  Come molti di voi sanno, sono titolare di una ditta di termoidraulica collaborato da 4 operai.  
Non ho mai considerato gli operai miei dipendenti ma sempre miei familiari, miei amici, componenti della mia seconda famiglia.
Con loro ho instaurato un clima di collaborazione, di stima e di affetto che ci porta a vivere in modo gioioso le nostre giornate di lavoro.
Con loro sono disponibile ed aperto per affrontare le tante difficoltà  giornaliere  armonizzando tutto il lavoro quotidiano.
Come cristiano cerco in tutti i modi di testimoniare ai miei operai la mia fede in Dio, cercando di essere umile e giusto dandogli  l’esempio in ogni circostanza.
Non vi nego che qualche volta ho vissuto momenti di scoraggiamento. Mi sono capitate esperienze negative che forse non meritavo.
Qualche volta, preso dallo scoraggiamento, mi sono chiesto: “Perché proprio a me tutto questo?”
Poi, confidando nella forza che solo il Signore può darmi, attraverso la preghiera ho avuto la forza di rialzarmi e continuare la mia vita di fede con più tenacia cristiana.
Ringrazio il Signore per avermi fatto superare i momenti difficili e per avermi aiutato a non farmi perdere la FEDE.
Prego con tutto il cuore il Signore affinché mi stia sempre vicino e mi aiuti ad andare avanti nel mio cammino di FEDE.  DECOLORES


RIFLESSIONE DELL’ANIMATORE SPIRITUALE

L'anno dedicato alla fede spinge tutti i cristiani a non dare per scontata la quaestio fidei. E' la grande sfida di sempre, ma oggi si carica di un ulteriore significato sia dal punto di vista antropologico che religioso perché necessita di un continuo e più fruttuoso esercizio da parte dell'uomo a spogliarsi dall'idolatria delle proprie certezze e commuoversi di fronte alla bellezza del  creato e della vita.

La sfida si fa ancora più interessante se consideriamo il fatto che la vita é complessa e problematica per i tanti aspetti di una cultura relativistica e "liquida", ma presenta preziose e straordinarie possibilità per uscire fuori dalla demotivazione della fede. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (Gv 3,16-17). Questo é il compito di tutti, e lo é ancor di più per coloro che sono chiamati con sollecitudine ad educare alla fede. Questo mondo é il mondo che Dio ama così com'è, fino a tal punto da continuare a dare Suo Figlio per la sua salvezza. Occorre uno sguardo nuovo sulla realtà e forse non guasterebbe uno slancio più positivo per chi educa e per chi é educato alla fede.

L'anno della fede interpella ciascuno a dare ascolto al desiderio di felicità e della pienezza di vita che si porta dentro sin dalla nascita e di avere il coraggio di affrontare sul serio la questione della fede chiedendosi, con tutta sincerità e verità: Perché credo? Come credo? In chi credo? Che senso ha vivere? Perché e per chi vivere o per cosa vivere? Come vivere? Sono domande di senso decisamente impegnative che possono avere risposta solo in Colui che tutto ha creato. Tutti siamo bisognosi di comprendere il mistero dell'esistenza, come tutti siamo in ricerca di risposte ragionevoli per meglio vivere e non rimanere sospesi nell'orientazione dell'esistenza.

Il passaggio è inevitabile: riappropriarsi del "gioco" della fede per affinare la capacità di coscienza di sé, di essere parte di un Mistero che ci avvolge e rivela fondamentali motivazioni in ordine al senso della stessa esistenza.

A questo proposito, é veramente illuminante quanto Sant'Agostino affermava: <<Colui che in un libro guarda dei caratteri, ma non sa ciò che questi caratteri vogliono dire, ciò a cui essi rimandano, loda con gli occhi, ma non comprende con lo spirito. Un altro, al contrario, loda l'opera d'arte e ne comprende il senso, colui cioè che non soltanto è in grado di vedere, così come ognuno ne è capace, ma che sa anche leggere. E ciò lo può soltanto colui che lo ha appreso>>. (Discorsi 98,3).

È sempre il dinamismo della fede che mette in condizioni favorevoli per diventare se stessi  e lasciarsi stupire, sorprendere da tutto ciò che ci circonda, da Dio che ci anima profondamente.

Celebrare l'anno della fede significa, dunque, prender consapevolezza di essere creati  a immagine e somiglianza di Dio, riscoprire la vocazione di essere pellegrini sulla terra sollecitati a compiere un percorso per giungere ad una piena conoscenza di sè e di Dio, e di conseguenza ad <<una decisione, quella di concepire tutta la vita come un incontro con Gesù Cristo nella Chiesa di oggi>>. (L. Giussani).

Si tratta di una decisione che non è solo personale, ma anche Comunitaria. Il grande rischio in tutto questo è di sentirsi sufficientemente cristiani e accontentarsi dell'idea che si ha di Dio. Vero è, invece, che l'inesorabile cammino del viandante porta con sé la certezza di non sentirsi e non essere mai approdato a "lidi contingenti": l'altro svela sempre nuovi confini da esplorare. Dio non è un'idea, ma una persona da incontrare e amare, da glorificare e celebrare, da vivere e annunciare.

In questa prospettiva, l'anno della fede, è una grande e provvidenziale occasione per riformulare la propria fede e il proprio essere nel mondo, per il mondo, al servizio del Regno. La fede non può essere semplicemente balbettata nella sfera del privato, né tanto meno può accontentarsi delle sole pratiche di pietà - anch'esse importanti -, ma perché sia vera e autentica fede cristiana deve essere, come sostiene il nostro Vescovo Vito Angiuli,  celebrata, pensata, vissuta e annunciata.

L'impegno di ogni buon cristiano nel mondo è proprio quello di vivere in relazione con tutti e anche con chi non crede, avvertire l'ansia pastorale di suscitare domande decisive avulse da attività appariscenti e folkloristiche, e offrire un metodo nella ricerca di senso. L'incontro con Gesù prende avvio da una domanda seria e decisiva: <<Che cosa cercate?>> (Gv 1,38).

Il fascino che Gesù può esercitare su ciascuno di noi divenendo viva risposta, dipende da quanto siamo disposti a perdere perché la vita sia più vita in bellezza, gioia e senso; se siamo disposti a lasciarci coinvolgere in un cammino condiviso e, come i discepoli, di compiere quella scelta fiduciosa di stare con Lui.

Lasciamoci, dunque, interpellare da Gesù e avvertire visceralmente di essere da Lui convocati per familiarizzare con Lui, per trovare in Lui risposte plausibili e affidare a Lui la nostra vita non senza l'esperienza dell'umano che si fa compagnia nell'abbraccio fraterno.

Don Quintino Pecoraro




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