Riflessione dell'ASD - Cursillos Ugento - S.M. di leuca

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Riflessione dell'ASD

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RIFLESSIONE DELL’ANIMATORE SPIRITUALE


L'anno dedicato alla fede spinge tutti i cristiani a non dare per scontata la quaestio fidei. E' la grande sfida di sempre, ma oggi si carica di un ulteriore significato sia dal punto di vista antropologico che religioso perché necessita di un continuo e più fruttuoso esercizio da parte dell'uomo a spogliarsi dall'idolatria delle proprie certezze e commuoversi di fronte alla bellezza del  creato e della vita.

La sfida si fa ancora più interessante se consideriamo il fatto che la vita é complessa e problematica per i tanti aspetti di una cultura relativistica e "liquida", ma presenta preziose e straordinarie possibilità per uscire fuori dalla demotivazione della fede. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (Gv 3,16-17). Questo é il compito di tutti, e lo é ancor di più per coloro che sono chiamati con sollecitudine ad educare alla fede. Questo mondo é il mondo che Dio ama così com'è, fino a tal punto da continuare a dare Suo Figlio per la sua salvezza. Occorre uno sguardo nuovo sulla realtà e forse non guasterebbe uno slancio più positivo per chi educa e per chi é educato alla fede.

L'anno della fede interpella ciascuno a dare ascolto al desiderio di felicità e della pienezza di vita che si porta dentro sin dalla nascita e di avere il coraggio di affrontare sul serio la questione della fede chiedendosi, con tutta sincerità e verità: Perché credo? Come credo? In chi credo? Che senso ha vivere? Perché e per chi vivere o per cosa vivere? Come vivere? Sono domande di senso decisamente impegnative che possono avere risposta solo in Colui che tutto ha creato. Tutti siamo bisognosi di comprendere il mistero dell'esistenza, come tutti siamo in ricerca di risposte ragionevoli per meglio vivere e non rimanere sospesi nell'orientazione dell'esistenza.

Il passaggio è inevitabile: riappropriarsi del "gioco" della fede per affinare la capacità di coscienza di sé, di essere parte di un Mistero che ci avvolge e rivela fondamentali motivazioni in ordine al senso della stessa esistenza.

A questo proposito, é veramente illuminante quanto Sant'Agostino affermava: <<Colui che in un libro guarda dei caratteri, ma non sa ciò che questi caratteri vogliono dire, ciò a cui essi rimandano, loda con gli occhi, ma non comprende con lo spirito. Un altro, al contrario, loda l'opera d'arte e ne comprende il senso, colui cioè che non soltanto è in grado di vedere, così come ognuno ne è capace, ma che sa anche leggere. E ciò lo può soltanto colui che lo ha appreso>>. (Discorsi 98,3).

È sempre il dinamismo della fede che mette in condizioni favorevoli per diventare se stessi  e lasciarsi stupire, sorprendere da tutto ciò che ci circonda, da Dio che ci anima profondamente.

Celebrare l'anno della fede significa, dunque, prender consapevolezza di essere creati  a immagine e somiglianza di Dio, riscoprire la vocazione di essere pellegrini sulla terra sollecitati a compiere un percorso per giungere ad una piena conoscenza di sè e di Dio, e di conseguenza ad <<una decisione, quella di concepire tutta la vita come un incontro con Gesù Cristo nella Chiesa di oggi>>. (L. Giussani).

Si tratta di una decisione che non è solo personale, ma anche Comunitaria. Il grande rischio in tutto questo è di sentirsi sufficientemente cristiani e accontentarsi dell'idea che si ha di Dio. Vero è, invece, che l'inesorabile cammino del viandante porta con sé la certezza di non sentirsi e non essere mai approdato a "lidi contingenti": l'altro svela sempre nuovi confini da esplorare. Dio non è un'idea, ma una persona da incontrare e amare, da glorificare e celebrare, da vivere e annunciare.

In questa prospettiva, l'anno della fede, è una grande e provvidenziale occasione per riformulare la propria fede e il proprio essere nel mondo, per il mondo, al servizio del Regno. La fede non può essere semplicemente balbettata nella sfera del privato, né tanto meno può accontentarsi delle sole pratiche di pietà - anch'esse importanti -, ma perché sia vera e autentica fede cristiana deve essere, come sostiene il nostro Vescovo Vito Angiuli,  celebrata, pensata, vissuta e annunciata.

L'impegno di ogni buon cristiano nel mondo è proprio quello di vivere in relazione con tutti e anche con chi non crede, avvertire l'ansia pastorale di suscitare domande decisive avulse da attività appariscenti e folkloristiche, e offrire un metodo nella ricerca di senso. L'incontro con Gesù prende avvio da una domanda seria e decisiva: <<Che cosa cercate?>> (Gv 1,38).

Il fascino che Gesù può esercitare su ciascuno di noi divenendo viva risposta, dipende da quanto siamo disposti a perdere perché la vita sia più vita in bellezza, gioia e senso; se siamo disposti a lasciarci coinvolgere in un cammino condiviso e, come i discepoli, di compiere quella scelta fiduciosa di stare con Lui.

Lasciamoci, dunque, interpellare da Gesù e avvertire visceralmente di essere da Lui convocati per familiarizzare con Lui, per trovare in Lui risposte plausibili e affidare a Lui la nostra vita non senza l'esperienza dell'umano che si fa compagnia nell'abbraccio fraterno.

Don Quintino Pecoraro


 
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